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Graziano Sozza
Biografia
Graziano Sozza nato a Sernaglia della Battaglia (TV) nel 1955, fin da giovane manifesta il suo interesse per l'arte, la pittura in particolare. Si diploma al liceo artistico di Treviso ed è presente in numerose mostre e concorsi pittorici con buone affermazioni.
Nel 1973 viene selezionato a Conegliano nel premio "Standa" ed è finalista nel Veneto.
Successivamente segue un percorso artistico introspettivo, silente, dove predomina la ricerca emozionale. Cerca espressività anche con la poesia e la scultura.
Nel 2003 sollecitato dal prof. Martorel, pubblica "Oltre" raccolta di alcuni suoi scritti poetici e nel 2004 due sue poesie vengono selezionate e pubblicate nell'antologia del premio letterario nazionale "I poeti dell'Adda" edito da Montedit.
La tecnica pittorica è gestuale ed introspettiva. L'artista cerca sempre nuovi effetti cromatici che diano emozione sperimentando continui impasti servendosi di colori ad olio, acrilici, smalti e vari materiali che vengono applicati sull'opera.
Cenno critico
Inseguire le forme, tentare di trattenere il visibile, o meglio il percettibile, per restituire negli accostamenti negli intrecci di linee, punti e colori un'inquadratura di ciò che è stato osservato, sentito, sperimentato. Per poi accorgesri, ad opera conclusa, che qualcosa sfuggito, qualcos'altro ancora è andato perduto, e, forse, gran parte di quel che si voleva restituire è in qualche modo "evaporato". Ma altro è emerso, s'è lasciato avvicinare, intuitivamente sfiorare, un'essenza sfuggente, di continuo cangiante nelle proprie manifestazioni, fluida, mobile, allo stesso tempo energia perentoria e presenza evanescente: una sorta di suono interno alle cose, di armonia che trova eco nell'anima.
Graziano Sozza, nella sua pittura, invoca le tracce di questo suono nascosto, non desidera definire, incasellare, sistematizzare il soggetto dei suoi quadri, si tratti di un paesaggio, un'idea, uno stato d'animo. Vuole entrare in esso, calarsi dentro, viverlo ed agirlo. Non a caso non riesce a lavorare con la tela sul cavalletto, ponendo una distanza che divide l'io e il supporto del mondo rappresentato. La stende invece sul pavimento, trasformanndola in un campo d'azione, in un territorio da esplorare, tracciare, riempire, talvolta ferire (con graffi, bruciature, violente incisioni).
I suoi quadri non tentano di individuare alcun gusto estetico predefinito da poter adulare. Sono esperienze sciolte da vincoli, introspezioni che sperimentano senza sosta. Con lo stesso piacere con cui un cantante gioca su gorgheggi e vocalizzi per esplorare le possibilità della voce, o con cui un bambino lascia scorrere un pastello su un foglio, incurante del significato e tutto preso dal fascino del segno, così Sozza si addentra nei grumi cromatici, nella matericità della tela o lungo le scie di colore, soggiogato dall'energia intrinseca degli elementi primari della composizione, proprio perchè - esaltati in una piena libertà - essi possono creare in maniera nuova.
Allora, non importa più appropriarsi e controllare ciò che si osserva nella natura o in se stessi, ricostruire con il disegno il vissuto esterno ed interiore. Si tratta invece di arrendersi alle forze inconscie, percettibili ma invisibili, alle energie nascoste e tumultanti dell'esistente. Il paesaggio è una scenografia: andiamoci dentro. la tela è uno scenario: visto che l'hanno ormai sbrecciata (le Attese di Fontana), spiamoci dentro. Poichè la scienza ci ha detto che ciò che vediamo è diverso da ciò che è, ha spinto il nostro sguardo verso l'infinitivamente piccolo, l'infinitamente grande, il movimento, la relatività.
La persona che si rapporta al quadro di Sozza può non capire le ragioni che ne hanno mosso l'esito pittorico, anche perchè esso vive tutto nel presente dell'atto creativo, non è la concretizzazione conseguente ad una progettualità. Eppure ne avverte la ricchezza evocativa, facilmente entra in empatia con l'opera, in qualche modo ripercorre a ritroso il cammino dell'artista. Se quest'ultimo è partito dalle impressioni emozionali dell'animo per poi agire sulla tela, noi attraversiamo con i sensi lo spazio trasformato dagli strumenti e dai materiali del pittore per lasciarci condurre ad un substrato di sensazioni e sentimenti: i richiami sono diversissimi, a seconda del momento, del bagaglio culturale e del vissuto di chi osserva il quadro; L'esperienza è ampiamente soggettiva e libera. Ma non arbitraria, nè casuale. Perchè il pittore ha lasciato parte di se stesso dentro l'opera, qualcosa di non definibile o facilmente visibile, qualcosa di nascosto, ma ben vivo, come la musica celata dietro le manifestazioni dell'esistente, nella filigrana segreta di quel che attiva i sensi, quel suono arcano che fa della natura, e della vita, un'enigmatica sfinge, ma che affascintante e sottile non smette di evocare il cuore spirituale dell'uomo.
Dott.ssa Tatiana Santin
Esposizioni più significative
1969 - collettiva, San Biagio di Callalta (TV)
1973 - premio "Standa Veneto", diploma di finalista
2003 - pubblicazione "Oltre", raccolta di alcune mie poesie
2004 - partecipazione premio letterario nazionale "I Poeti dell'Adda" (la giuria seleziona e pubblica due poesie nell'antologia del premio)
2006 - personale "Dialoghi introspettivi dal davanzale del tempo" hotel Contà, Pieve di Soligo (TV)
2006 - "Arte Fiera", Verona
2006 - esposizione galleria "Granelli", Livorno
2006 - collettiva complesso museale "San Paolo", Monselice (PD)
2006 - partecipazione al premio nazionale di pittura "Giuseppe Gambino", Preganziol (TV)
2007 - collettiva d'arte complesso museale "San Paolo", Monselice (PD)
2009 - collettiva d'arte "Sei Artisti, un amico" per Paolo Martorel, Molinetto della Croda, Refrontolo (TV)
2012 - personale "Estemporaneità Gestuali" Hotel Contà, Pieve di Soligo (TV)
Opere in collezioni private: Italia, Francia, Germania.
Hanno parlato di me: Gazzettino di Treviso, Tribuna di Treviso, alcuni giornali locali, Eden TV, citazione in "L'arte e i suoi percorsi" ArtVerona 06
Dialoghi introspettivi dal davanzale del tempo
Mi son sporto
dal davanzale del tempo
cos` fondo
impercettibile etereo irraggiungibile
e misterioso
Ho cercato di introdurmi
nella mia intimità
dove il tempo
si miscela all'anima
nell'evolvere emozionale
tra respiri dinamici di vita
Non è mia
l'indole carismatica del pittore
precisa
nella rappresentazione di vacui simulacri
Perpetua in me
l'ossessione remota dell'uomo
tra improvvisi vuoti e pieni
che turbinano rapidi
Solo il colore permette la rappresentazione
immediata
delle mie impressioni selvagge
cangianti ed erratiche nel susseguirsi
interrotto di stimoli esterni
Ecco dunque l'informale gestualità
priva di icone rappresentative ma pregna di coesioni ardite
tra segni primordiali
e brividi di pigmenti ruvidi e materici
dove l'occhio equilibria l'orma dell'inconscio
In estrema sintesi direi che le mie opere sono il risultato di equazioni tempo-sentimento ed il colore cerca d'imprimerle sulla tela.
Graziano Sozza.